Il Milan cambia pelle e punta sui giovani stranieri

Caccia a talenti dall’estero: è la nuova filosofia della gestione Elliott che punta sui giovani stranieri ancora poco conosciuti.

nuovi acquisti del mialnIl Milan del futuro sarà giovane e italiano», declamava quattro anni fa Silvio Berlusconi, trascinandosi lentamente verso quel 13 aprile 2017 che ha sancito la fine della sua trentennale epopea rossonera e l’inizio, brevissimo, della parentesi cinese del misterioso Yonghong Li. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, un oceano di frasi, rivoluzioni societarie – ben 3 in tre anni – e cambi di mentalità, al punto che oggi la realtà è diametralmente opposta: perché ci si ritrova con una dirigenza, quella formata da Paolo Maldini, Frederic Massara e Zvonimir Boban, che cede per questioni di bilancio Patrick Cutrone, giovane italiano di 20 anni, e acquista Rade Krunic, centrocampista bosniaco che Giampaolo fece esordire in Serie A ai tempi dell’Empoli (2015/16), nel ruolo di trequartista. A Krunic è seguito Ismael Bennacer, prelevato sempre dall’Empoli, centrocampista francese naturalizzato algerino che unisce qualità a quantità come ha dimostrato nell’ultima Coppa d’Africa, vinta con l’Algeria e di cui è stato premiato come miglior giocatore. Poi è stato il turno di Theo Hernandez, difensore esterno sinistro francese acquistato dal Real Madrid (l’ultima stagione in prestito alla Real Sociedad). Infine, attendendo Angel Correa dell’Atletico Madrid, ecco il portoghese Rafael Leao e il brasiliano Leo Duarte. Il primo, attaccante arrivato dal Lilla, si è messo in luce nell’ultima League 1 (8 gol), il secondo è invece un difensore roccioso e stakanovista. Per lui garantisce Serginho. Un elenco di stranieri in tenera età, a conferma dell’esterofilia del Fondo Elliott (o meglio, della nuova dirigenza) che appare senza precedenti nella recente storia del Milan.

INVERSIONE DI ROTTA

L’addio di Patrick Cutrone si somma a quello di Alessandro Plizzari (portiere classe 2000 in prestito al Livorno), al riscatto di Manuel Locatelli da parte del Sassuolo e alle partenze di Riccardo Montolivo, Andrea Bertolacci e Ignazio Abate, questi ultimi tre lasciati liberi al termine del loro contratto lo scorso 30 giugno, al pari di Cristian Zapata e José Mauri. Un cambiamento di rotta netto che tuttavia non deve sorprendere. La scorsa estate, infatti, la prima di Elliott al comando e con Leonardo al timone della direzione sportiva, al fianco di Mattia Caldara arrivarono Castillejo, Higuain, Laxalt, Bakayoko e, a gennaio, Paquetà e Piatek. Non tutti hanno lasciato il segno, tuttavia non deve sorprendere quest’anima straniera: se è vero che la formazione internazionale per eccellenza della Milano calcistica è sempre stata quella nerazzurra (nel 2010, quando vinse la Champions, l’Inter non schierò nemmeno un italiano nella finale), è altrettanto vero che la storia del Milan è fatta anche di grandissimi stranieri come i palloni d’oro Van Basten, Gullit, Weah, Shevchenko e Kakà. Perché l’estero spesso è sinonimo di qualità. E questo Elliott lo sa bene. profilo di Rafael Leao

profilo di Leo Duarte

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