Essere rigorosi sui rigori non aiuta
Da quest´anno sul tiro dagli undici metri il portiere deve tenere almeno un piede sulla linea. Gabriel in Lecce vs Napoli ha ipnotizzato Insigne ma l´arbitro ha fatto ripetere il tiro dimenticandosi del buon senso.
Gabriel Vasconcelos Ferreira, portiere brasiliano, a suo modo, ha fatto storia. Domenica scorsa ha parato un rigore di Insigne durante Napoli vs Lecce, ma l’arbitro l’ha fatto ripetere applicando rigorosamente,per la prima volta,le nuove regole Ifab,l’International Football Association Board, in materia. Il portiere non è più tenuto a tenere entrambii piedi sulla linea di porta, basta che ne tenga uno, ma, se prima si chiudeva un occhio, ora quel contatto tra scarpa e gesso fino al momento del tiro è diventato rigoroso, appunto. E l’occhio spietato della Var non fa più sconti. Anche per questo, dall’inizio del campionato gli arbitri spiegano la nuova regola al portiere quando si presenta un tiro dal dischetto.
Sinceramente faceva sorridere sabato scorsovedere l’arbitroFedericoLaPenna, 36 anni, spiegare a Gigi Buffon,41,come ci si comporta tra i pali. Sarebbe stato molto più logico che l’eterno Buffon spiegasse al direttore di gara come si usa un fischietto. Vabbè, è la goffaggine della burocrazia.
La nuova norma, che libera un piede su due del portiere, apparentemente è un regalo, come l’abolizione della tripla sanzione, che ha risparmiato parecchi cartellini rossi ai guardiani, rei di un fallo da
rigore. Sono solo brodini di consolazione. In realtà, il portiere nella interpretazione moderna del gioco è percepito come un guastafeste, come un imbucato alla festa, come una speciediterrorista che cospira contro la felicità pubblica.
Se la gioia del calcio è il gol e se i padroni del circo hanno interesse a vendere televisivamente lo spettacolo più gioioso possibile, è chiaro che chi si affanna per non fare entrare i palloni in rete diventa un eversivo e, come tale, deve essere perseguito e limitato. Da qui il divieto di raccogliere con le mani il retropassaggio di un compagno (che lo ha condannato a figure barbine con i piedi) e tutte le altre norme, fino a quella scarpa inchiodata sulla linea di porta, scrutata dall’occhio infallibile della giustizia.
I parrucconi dell’Ifab avranno avuto tutte le sacrosante ragioni per aggiornare la legge epretenderne l’applicazione inflessibile,manessunopuò togliercila sensazionedi straniamentodavanti aunabella
parata che diventa illegittima dopo la delazione del Var. Un conto è se un portiere scatta platealmente in avanti prima del tiro per restringere in modo fraudolento lo specchio della porta; un
conto è analizzare al microscopio se c’è luce tra la scarpa e la linea di gesso. Bastava e avanzava il buon senso.
Un portiere è un angelo. Ha scelto quel ruolo perché ama volare. Ha deciso di barattare la sua sofferta unicità (la maglia diversa, la solitudine, la distanza dall’abbraccio dei compagni quando segnano) con quel privilegio: poter volare.
Si può ordinare ad un angelo: “Volapure,ma tieniunpiedeper terra”? Gabriel è il nome dell’angelo dell’Annunciazione.Non meritava la brutta novella del Var.