Sporchi cattivi e tanto amati

Chiellini, Sergio Ramos, Gattuso, De Rossi, sono giocatori da palla o gamba. Duri, sporchi e cattivi e proprio per questo tanto amati dai loro tifosi.

 

Se lo stadio è la versione moderna dell’antica arena, non bastano i leoni che ruggiscono dopo aver segnato un gol, come Cristiano Ronaldo. Servono i gladiatori. E di solito entrano facilmente nel cuore della gente: non per come calciano un pallone, ma per come lo mordono. Brutti, sporchi e se necessario (e a volte pure se non è necessario) cattivi. Ma sempre a fin di bene. Della propria squadra. Non per nulla Paolo Montero è stato un idolo delle tifoserie che ha rappresentato. Ce ne sono stati altri,della sua stessa durissima pasta.
Gente capace di trasformare l’area di rigore o qualsiasi altra zona del campo occupata nella via più buia del quartiere più malfamato della città, in una notte senza stelle. Meglio non incontrarli o non avere a che fare con loro: gli avversari, se possono, ne stanno alla larga. A pensarli tutti insieme, non è difficile immaginarseli in uno di quei film americani infarciti di botte e un po’ di humour. In primo piano, ovviamente, lui, Montero, magari con mezzo sigaro all’angolo della bocca e l’espressione alla Clint Eastwood. Al suo fianco Sergio Ramos,il recordman di cartellini rossi in Spagna – ma anche capace di andare in cielo a riprendere per i capelli una finale di Champions –, e il degnissimo e tostissimo erede bianconero, Giorgio Chiellini, magari con il turbante o la testa che sanguina. Perché il rosso è un tema ricorrente, nell’arena. Pensate a Jaap Stam. L’immagine più significativa del colosso oranje, passato anche da Lazio e Milan, risale all’Europeo 2000: la partita è Olanda-Repubblica Ceca, il difensore arancione va a saltare con l’altro gigante Koller – e l’eco dello scontro si sente in mezza Europa– e si taglia il sopracciglio. Impassibile, va a bordo campo e si fa ricucire il taglio letteralmente senza battere ciglio. Qualche punto e via, di nuovo in campo. A menare e difendere.

IRLANDESE BOLLENTE

Quando era al Manchester United, qualche metro davanti a lui c’era Roy Keane: sangue irlandese bollente. «Aveva un atteggiamento intimidatorio da individuo feroce», ha raccontato di lui Sir Alex Ferguson. Piqué invece lo ha paragonato a Jack Nicholson in Shining, quando appena arrivato allo United aveva dimenticato il telefono acceso in spogliatoio. Sguardo assassino con un compagno, figurarsi con gli avversari. Stam in difesa, Keane a centrocampo: con due così insieme, non è strano che nella stagione di grazia 1998-99 il Manchester
United abbia vinto il Treble.

GATTUSO VS MONTELLA

Del resto, «se undici Gattuso giocano controundici Montella, di sicuro non perdono»: è una delle celebri frasi del Ringhio rossonero, altro amatissimo gladiatore. Nel derby andava con il
pugno sotto a Ronaldo il Fenomeno, in una semifinale di Champions osservava indifferente i ghirigori di Ronaldo (Cristiano), lo stendeva regolare e poi gli diceva di alzarsi. Quella Coppa, Rino l’ha alzata. E prima aveva alzato quella d’oro. «Non so tirare le punizioni e non so come si fa un assist, eppure ho vinto un Mondiale». Quella del 2006 in effetti è stata un’Italia di gladiatori. Al centro della difesa Marco Materazzi, che sì, sapeva segnare e lo ha fatto pure in finale con la Francia, a centrocampo Gattuso e poi lui, il gladiatore per eccellenza, Daniele De Rossi. Anche per lui un’immagine che vale più di qualsiasi descrizione tecnica: quando gli si gonfia la vena sul collo ha persino un gruppo facebook con quasi 40mila follower –non ce n’è più per nessuno –. E la Bombonera del Boca Juniors è l’arena adatta al suo temperamento. L’Argentina è terra per quelli come lui: da lì arrivavano Samuel –un altro dallo sguardo assassino quanto i tackle – e il Simeone de los huevos già esibite da calciatore. Poi si può essere anche il massimo dell’eleganza pure imbracciando il gladio: ripensate a Franz Beckenbauer in Italia-Germania 4-3. Braccio attaccato al corpo per una lussazione alla spalla, ma non si molla niente. Questi non mollano mai niente. È per questo che sono
così amati.

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