Gli esterni di centrocampo vanno di moda

Nel 3-5-2 sono tecnicamente chiamati “quinti”, sono gli esterni di centrocampo un po´ terzini e un po´ali. Devono avere tanti polmoni per correre da una bandierina all´allaltra ma anche tecnica e velocita´. Sono rimasti in pochi e vanno tanto di moda.

Li chiamano ”quinti” perché fa tanto Centro Tecnico di Coverciano o Lele Adani-Sky. Intendiamo gli esterni di centrocampo in un 3-5-2. Questo breve spazio è dedicato a loro con sincera ammirazione e tanta solidarietà per la loro fatica. Un sentimento nato osservando la bella estate dell’interista Dalbert, che aveva alle spalle 24 partite senza gol in due campionati e in tasca più fischi che minuti. Vagava con l’umore nero di Calimero a Carosello. Poi, quasi subito, Antonio Conte ha sentenziato: «Perisic non può fare il lavoro che gli chiedo» (cioè coprire tutta la fascia) e il buon Dalbert si è messo a correre da una bandierina all’altra per dimostrarsi degno del ruolo, anche quando l’umidità cinese gli strozzava la gola, meritandosi sempre più fiducia dal mister e sempre più futuro: «Dalbert sta crescendo». Anche perché al mercato puoi comprare facilmente quarti di pollo, ma è difficile trovare buoni quinti di fascia. È come rintracciare i pezzi di ricambio di una Prinz. Chi li usa ancora all’estero? Mestiere d’altritempi, come gli spazzacamini. I quinti a tutta fascia sono creature mitologiche, tipo i centauri, metà terzini e metà ali. Devono avere la resistenza, i polmoni e il tackle ruvido dei difensori, ma anche la velocità, la tecnica e il piede buono di un attaccante. I quinti sono decatleti in una squadra di specialisti.

Domenica scorsa a Londra, Dalbert ha salvato in angolo in scivolata su un attacco degli Spurs e un minuto dopo era dall’altra parte a chiudere di testa sul secondo palo un cross di Candreva. Anche Candreva ha sgobbato come un mulo. I quinti fanno tanto lavoro sporco. “Er Monnezza”, Tomas Milian, nel film Uno contro l’altro, praticamente amici di Corbucci, si chiamava Quinto Cecioni. I quinti danno equilibrio alla squadra. Devono correre, ma anche saper frenare. Fabio Massimo il Temporeggiatore si chiamava Quinto. I quinti sono legionari nel deserto. Se guardano avanti o si voltano indietro, vedono solo sabbia e tocca a loro ricoprirla tutta. Ma sono rimasti in pochi. Perfino Mazzarri, che ha passato la vita a ripartire trascinato da cavalloni di fascia (terzini), ora ha svoltato con esterni offensivi (3-4-3). Ora De Silvestri alza lo sguardo tra le dune e vede con soddisfazione Iago Falque davanti a sé: un po’ di deserto di fascia lo ricoprirà lui.

A parte l’Inter, dove sono rimasti gli eroici quinti a tutta fascia, le sentinelle di 100-110 metri di campo? Alla Lazio, dove Lulic ormai ha corso la distanza tra la Terra e Marte e dove è appena sbarcato “Duracell” Lazzari; al Genoa, alla Spal, all’Udinese. D’Alessandro, Di Francesco, Romulo, Barreca, Ter Avest, Stryger Larsen… Buon campionato ai quinti e onore alla fatica che faranno. I mediani ormai sono in carriera: li chiamano interni, impostano, attaccano l’area, segnano. È alla vita dei quinti che Ligabue dovrebbe dedicare una canzone: «Sempre lì / sulla fascia / fin che ce n’hai / fin che ce n’hai / stai lì».

 

scheda statistica dalbert

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