Attenti ai lupi del Wolverhampton.
Il Wolwerhampton ritorna in Europa con un record molto speciale: ha battuto tutte e quattro le finaliste delle coppe 2018-19. Chi c’è dietro questa impresa? Scopriamo da vicino questo Club inglese.
E’ stato l’anno d’oro dei club inglesi ed in particolare del Wolwerhampton che torna in Europa con un invidiabile record: nell’ultimo campionato è riuscita a battere tutte e quattro le finaliste delle finali europee. La proprietà del club è cinese ma dietro c’è la mano del potente procuratore portoghese Jorge Mendes che cura gli interessi dell’allenatore e di ben sei giocatori.
Giant killer: nessuno come il Wolverhampton merita questa etichetta per la passata stagione. I Wolves (i lupi) hanno infatti battuto tutte le quattro finaliste delle coppe europee. Il 7 gennaio, nel terzo turno di FA Cup, hanno piegato 2-1ed eliminato il Liverpool poi vincitore della Champions League. Le altre tre, invece, le hanno sconfitte in Premier League: il 5 dicembre 2-1 il Chelsea vincitore dell’Europa League; il 29 dicembre 3-1 in trasferta il Tottenham finalista della Champions; il 24 aprile 3-1 l’Arsenal finalista dell’Europa League. Tre delle quattro vittorie sono state ottenute al Molineux Stadion, l’impianto dove i Wolves giocano fin dal 1889, due anni dopo la loro fondazione.
Classificandosi settimo in campionato il Wolverhampton è tornato a partecipare alle coppe europee dopo 40 anni: debutterà il 25 luglionel secondo turno di qualificazione dell’Europa League. Va ricordato che nella prima finale europea fra squadre inglesi, quella della Coppa Uefa 1971-72, una delle due protagoniste era proprio il Wolverhampton, sconfitto 2-1 dal Tottenham nella gara di andata al Molineux prima del pareggio per 1-1 in quella di ritorno a Londra.
Il Wolverhampton è un club dalla proprietà cinese, la Fosun International, il più grande conglomerato della Cina con sede a Shanghai e presieduto dal miliardario Guo Guangchang (52 anni), e una squadra dalla forte identità portoghese, essendo lusitani l’allenatore Nuno Espirito Santo (45), e sei giocatori, il portiere Rui Patricio (30), i centrocampisti Ruben Neves (20) e Joao Moutinho (32), gli attaccanti Diogo Jota (22), Helder Costa (25) e Ivan Cavaleiro (25). I nazionali Rui Patricio, Ruben Neves, Joao Moutinho e Diogo Jota con il Portogallo hanno chiuso la stagione vincendo la Nations League.
Sia l’allenatore che i sei giocatori appartengono alla GestiFute, la società di procure calcistiche fondata nel 1996 dal portoghese Jorge Mendes (53), per otto volte fra il 2010 e il 2018 proclamato miglior agente dell’anno. La GestiFute può vantare commissioni da 100,5 milioni di dollari e contratti pari a un miliardo di dollari. Fra i circa ottanta calciatori che gestisce figurano Cristiano Ronaldo, Angel Di Maria, Bernardo Silva, Radamel Falcao, James Rodriguez, Joao Cancelo e André Silva, oltre a diversi allenatori come José Mourinho, il neo romanista Paulo Fonseca, Bruno Lage che ha riportato il Benfica al titolo e, appunto, Nuno Espirito Santo. Mendes è insieme a Mino Raiola (51) e all’inglese Jonathan Barnett (69), presidente e fondatore della Stellar Group Limited, il più famoso tra gli agenti sportivi europei, e il secondo più pagato al mondo dietro a un procura tore di baseball, lo statunitense Scott Boras (66). Il patrimonio personale del lusitano, sposato dal 2015 con Sandra Barbosa dopo una lunga convivenza, padre di Barbara, Beatriz e Jorge Junior, è stimato in 100 milioni di dollari.
Proprio l’attuale tecnico dei Wolves, NunoEspirito Santo è stato il primo grande affare di Jorge Mendes, che nel 1996 partecipò al trasferimento dell’allora portiere del Vitoria Guimaraes al Deportivo La Coruña. Già centrocampista mancino della Vianense in terza categoria, Mendes prima di diventare procuratore gestiva una discoteca sulla spiaggia di Ofir, poco più di 30 km da Braga, spesso frequentata da calciatori. Anche da loro è arrivata la fortunata intuizione di lanciarsi nel calcio come procuratore. Jorge Mendes è pure socio in affari di Guo Guangchang e non è un caso che il suo amico Nuno Espirito Santo, già allenatore del Porto avversario della Juventus nella Champions League di tre anni fa, il primo luglio del 2017 sia diventato l’allenatore dei Wolves, appena tornati in Premier League, dove mancavano dal 2011-12.
Nella “squadra di Jorge Mendes”, come da molti viene definito il Wolverhampton, c’è anche un altro portoghese, il promettente difensore Ruben Vinagre (20), che però ha come procuratore Jorge Pires, e dal Portogallo arrivano anche il difensore centrale francese Willy Boly (28), ex del Porto, e l’attaccante messicano Raul Jimenez (28), arrivato nell’estate del 2018 in prestito dal Benfica e riscattato all’inizio di aprile per 32 milioni di sterline (più di 36 milioni di euro), record per il club. Un riscatto che Jimenez si è abbondantemente guadagnato sul campo andando a segno 12 volte in 32 partite di Premier e 3 volte in 5 incontri di FA Cup, risultando il calciatore dell’anno dei Wolves secondo il giudizio dei compagni. Insieme a Diogo Jota, autore di 9 reti, il messicano ha dato vita a una coppia molto incisiva nelle aree avversarie. “La squadra di Jorge Mendes”, che oltre ai
quattro portoghesi e al messicano Jimenez, conta su pochi altri nazionali come il difensore irlandese Matt Doherty (27), il terzino sinistro spagnolo Jonny Castro (25), il mediano belga Leander Dendoncker (24) e il centrocampista marocchino Romain Saiss (29), non può permettersi di essere comprimaria in Europa: qualcuno dei protetti del potente procuratore arriverà a rinforzarla per rin verdire un glorioso ma assai lontano passato internazionale.
BATTENDO L’HONVED NEL 1954 SI SENTÌ CAMPIONE DEL MONDOAlmeno formalmente, il Wolverhampton è stato campione del mondo: accadde il 13 dicembre 1954 quando superò 3-2 la Honved Budapest, in notturna, sotto i riflettori di un Molineux stipato da 55 mila persone nonostante la partita venisse trasmessa in diretta sia per radio che in televisione dalla BBC. Si affrontavano la tradizione dei maestri inglesi e l’innovativa spettacolarità degli ungheresi. La Honved presentava cinque undicesimi (Bozsik, Lorant, Kocsis, Puskas e Czibor) dell’Ungheria che un anno prima aveva battuto 6-3 l’Inghilterra a Londra e sembrava insuperabile. Invece i Lupi, capitanati da Billy Wright, uno dei primi ad abbattere la barriera delle 100 partite in nazionale, e allenati da Stan Cullis, ex difensore dei Wolves, ce la fecero al termine di 90 emozionanti e spettacolari minuti di gioco. Dopo neppure un quarto d’ora l’Honved era in vantaggio per le reti di Kocsis e Machos. Wolves che barcollavano per poi ritrovarsi nella ripresa quando accorciavano con l’ala destra Hancocks su rigore piuttosto generoso, pareggiavano con il centravanti Swinbourne e s’imponevano sempre con Swinbourne che girava in rete un traversone dell’ala sinistra Smith fra l’entusiasmo del pubblico. «Adesso i Wolves possono dirsi campioni del mondo», scrisse il Daily Mirror. Questo non piacque a Gabriel Hanot, inviato dell’Equipe, il giornale che poi promosse la Coppa dei Campioni.