Ajax miniera di pepite da Cruijff a De Ligt
È il più prolifico vivaio d’Europa, come dimostrano i 77 giocatori cresciuti nel club in giro per l’Europa nella scorsa stagione. Da Cruijff ai due ultimi gioielli venduti a peso d’oro il neojuventino e De Jong.
Ragazzo, la prima cosa da fare qui è perdere questa dannosa abitudine di mangiare frikandel dopo le
partite e gli allenamenti». Il ragazzino, sui 10 anni scarsi, è Matthijs deLigt, oggi acquisto da copertina della Juventus e all’epoca appena entrato nel vivaio più famoso del mondo. Quello dell’Ajax. E subito il tecnico delle giovanili che lo prende in consegna fa stilare da un dietologo del club i consigli alimentari per il “Paffutello”, come già lo chiamavano al FC Abcoude, la squadra del paese a 20 km a sud di Amsterdam dove Matthijs è cresciuto. I frikandel sono terribili salamelle fatte con pezzi di carne avanzata, impanati e fritti… Al piccolo De Ligt presto danno come trainer d’appoggio BramSom, campione europeo degli 800 metri nel 2006 e allora ancora in attività, per lavorare sull’esplosività e sulla velocità. A10anni…
Frenkie de Jong, nuovo faro del centrocampo del Barcellona, invece l’Ajax lo va a pescare al Willem II, club di Tilburg, nel Sud, quando ha già 17 anni e appena 22minuti in Eredivisie. La scelta si dice sia di Marc Overmars, ex ala dei Lancieri, e dal 2012 direttore tecnico del club. Il costo? 1 euro. Sì,
avete letto bene, ma il Willem II aggiunge una clausola: ci date il 10% quando lo rivenderete. Contando sull’arte commerciale dei biancorossi. E così ora a Tilburg sono arrivati 7,5 milioni dal Barça. Perché l’Ajax i suoi ragazzi non solo li sa crescere al De Toekomst (Il Futuro), il suo centro sportivo d’eccellenza,ma li sa anche andare a pescare in giro per l’Olanda e per il mondo. Per poi rivenderli a caro prezzo. Quest’estate, con la cessione dei due talenti, il club si è messo in tasca già 150 milioni di euro. E i semifinalisti di Champions hanno ancora una rosa dal valore di 370 milioni.
DICEVA IL SAGGIO
Qualche mese prima di andarsene, il Pelé bianco – copy right di Gianni Brera- JohanCruijff, rilasciò un’intervista a ExtraTime della Gazzetta, nella quale spiegò l’essenza dell’Ajax. Legandola all’essenza del suo popolo: «Siamo un piccolo Paese, ma questo non ci ha impedito di viaggiare e dominare il mondo. Il primo insediamento a New York fu olandese, siamo arrivati in Indonesia, in Ghana, in Sudafrica… Siamo esploratori e conquistatori. Non abbiamo paura dell’ignoto, di inventare. Se si fallisce, si fallisce, nessun problema, ma almeno ci abbiamo provato. Non bisogna aver paura di sbagliare, fa parte della vita». Ecco, al De Toekomst non sempre ci hanno azzeccato, ma ci hanno provato. Hanno viaggiato e “saccheggiato”, come nelle antiche colonie. E con rilevanti risultati.
Fra i prodotti fatti in casa e acquisti lungimiranti di adolescenti poi rivenduti, a ottobre scorso (fonteCies) l’Ajax aveva ancora una volta il miglior vivaio d’Europa. Nei 31 principali campionati del continente giocavano 77 ragazzi provenienti dal club di Amsterdam; con un incremento rispetto al 2017 di 7 elementi. La Dinamo Kiev e il Partizan erano a 69. La cantera del Barcellona a quota 47. La Fabrica del Real Madrid a 53, il Lione (n.1 in Francia) a 45.
EREDITA´ BARCELLONA
La lista dei ragazzi del vivaio e´lunghissima. E trae le origini dal primo grandissimo Ajax. Quello per
l’appunto di Cruijff e Rinus Michels, quello del calcio totale e del giocatore universale, delle 3 Coppe dei Campioni di fila a inizio Anni 70. Sempre Johan, orfano a 12 anni, amante del baseball, e riformato alla visita di leva per i piedi piatti, raccontò: «Con Rinus avevo libertà e ottimi compagni, è stata questa la base: il collettivo. Eravamo spensierati e incoscienti, volevamo cambiare le cose, proporre qualcosa di nuovo. Ma per noi era naturale, ci divertivamo».
IL LASCITO DI CRUIJFF
Anche DeLigt e De Jong hanno invertito i ruoli negli anni, lo juventino era centrocampista perché lento per difendere, il neo catalano giocava dietro ma rischiava troppo. Proprio De Jong è il trait d’union fra i tempi di Cruijff e l’attualità. Il Divo Johan infatti fu uno dei primi a “viaggiare”, a lasciare la casa madre per “creare” all’estero.
Barcellona, la destinazione. «Perché ero antifranchista»,ha detto. Lì ancora oggi è il suo lascito più profondo. Vi arriva nell’estate del 1973 per il prezzo record (allora) di circa 2 milioni di dollari (meno di un miliardo di lire). Nel 1974, dopo aver vinto la Liga (non accadeva da 14 anni), si porta dietro il “gemello” Johan Neeskens. Ma soprattutto ci torna da allenatore nel 1988, per 8 stagioni, professando il 4-3-3 appreso ad Amsterdam da mastro Rinus e il calcio totale; così vince 4 titoli di seguito dal 1991 (mai al Barça è più successo, neanche con Messi) e la Champions 1992. Soprattutto crea un feeling Ajax-Barça. In Catalogna arriveranno “Rambo” Koeman (quello del gol della finale di Champions 1992 alla Samp), Frank e Ronald deBoer (a fine carriera), Overmars, Davids, e poi Patrick Kluivert, Reiziger e Bogarde, tutti e tre prima al Milan. Fino a Cillessen e De Jong.
SULLE DUE SPONDE DI MILANO
Ecco, un altro buon rapporto è quello fra Amsterdam e Milano. Marco van Basten, sotto la Madonnina a 23 anni, e Frank Rijkaard, a 26, conquistano due volte la Champions con Sacchi; il Cigno di Utrecht pure 3 Palloni d’oro, oltre a 10 titoli. Kluivert ne seguirà le orme all’inizio della carriera, a Milano a 21 anni, dopo la Champions del 1995 (l’ultima ajacide) vinta proprio sul Milan grazie a un suo gol. Ma vi resta solo un anno, poi vincerà in Catalogna . Ma nel gruppo campione nel 1995 c’è pure Seedorf, alla Samp già a 19 anni e poi diviso fra un triennio al Real Madrid, uno in nerazzurro e un decennio rossonero, con altre due Champions in bacheca. Eppure l’Ajax ha rifilato anche bidoni o quasi, come i già citati Reiziger e Bogarde, o Emanuelson e Nigel de Jong. Sempre a Milano, altra sponda, da Amsterdam sono arrivati insieme Wim Jonk e Dennis Bergkamp nel 1993; vincono la Uefa l’anno dopo,ma entrambi vanno via nel 1995. E arriva il nigeriano Nwankwo Kanu, 20enne, che a Milano deve la vita (ricordate i problemi di cuore?), oltre a una Uefa nel 1998. Il dimenticabile Van der Meyde.Il rinato Maxwell e poi Wesley Sneijder, che approda a 25 anni nel 2009 e contribuisce al Triplete. Altri “italiani”? Aron Winter, un po’ Lazio, un po’ Inter. Davids, che come Ibra è partito dall’Olanda per le 3 big d’Italia. Chivu, scovato a Craiova in Romania a 18 anni e a 23 a Roma (poi all’Inter). Il portierone Van der Sar,alla Juve quando ha 29 primavere, oggi d.g. del club ajacide. E Wim Kieft, Scarpa d’oro 1982, a Pisa a 20 anni e poi al Toro. Persino Zeman nel Foggia attinse dall’Ajax, con Bryan Roy, 12 reti in A nel1993-94. Fino al piccolo Kluivert, approdato a Roma l’estate scorsa.
IBRA E I SUOI FRATELLI
E poi ci sono quelli scovati in giro per il mondo, allevati, perfezionati e rivenduti. Un giocatore, l’Ajax se lo va a prendere in Svezia a 19 anni. È Zlatan Ibrahimovic, che lascia Amsterdam a 22 anni, dopo 3 di apprendistato, e non si fa mancare niente: Juventus, Inter, Barcellona, Milan, Psg, Manchester United. Altri li pesca addirittura in Africa, come Benni McCarthy, scoperto a Città del Capo
a 19 anni e poi con Mourinho al Porto re d’Europa nel 2004 (decisiva la sua doppietta allo United). O il connazionale Pienaar, al top con l’Everton,tesserato dall’Ajax di CapeTown, il club affiliato. Luis Suarez, soffiato a 20 anni dopo una stagione al Groningen, andrà al Liverpool per 25 milioni. Un altro colpo è Eriksen, preso in Danimarca a 16 anni e ceduto al Tottenham a 21, finalista nell’ultima Champions. Come i compagni Vertonghen e Alderweireld agli Spurs, e il connazionale belga Vermaelen all’Arsenal (e di sfuggita a Roma), prima di arrivare al Barcellona. Insomma, la lunga vena d’oro
della miniera Ajax è ancora lontana dall’esaurirsi.